Testata: Il Messaggero
Data: 21-11-2001

Autore: Ortensia Visconti

Primo Piano - Nuovo Afghanistan
"Via il burqua, via la paura: donne in piazza a Kabul."

Kabul- Sono arrivate in duecento, con la testa coperta dallo chador e le facce pallide e eccitate, finalmente libere dalla punizione del burqua. Alle nove di ieri mattina, donne in giacche di pelle, gonne e sciarpe colorate sui capelli, si sono riunite per ottenere il diritto di lavorare, di essere curate, di garantire un'educazione alle loro figlie e soprattutto per ottenere una voce politica. Il corteo avrebbe dovuto raggiungere il palazzo delle Nazioni Unite a Kabul, il cui inviato ha annunciato lunedì l'incontro in Germania delle varie fazioni afgane, allo scopo di creare il nuovo governo.
Purtroppo, l'intervento della polizia ha bloccato l'iniziativa sul nascere: "La manifestazione non era annunciata. Per ragioni di sicurezza non possiamo permettere a queste donne di girare per la città." Saraya Parlyka, segretario generale della coalizione delle donne in Afghanistan, da dieci anni lotta per i diritti più elementari. Per cinque anni, durante il regime talebano, l'organizzazione è rimasta completamente inattiva. "I Talebani arrestavano le donne che pensavano -dice Saraya - Abbiamo perso i nostri mariti, adesso vogliamo tornare a lavorare. Questo è solo l'inizio, la nostra sarà una battaglia lunga e faticosa. Ma se non siamo rappresentate in Parlamento chi si interesserà ai nostri diritti? Siamo metà della popolazione e niente nell'Islam dice che non possiamo andare in Parlamento. Purtroppo nessuna donna è stata invitata all'United Council."
Peggio. Francesc Vendrell, l'inviato delle Nazioni Unite in Afghanistan, durante la conferenza stampa tenutasi lunedì a Kabul, alla domanda se avesse incontrato nessuna donna durante il suo soggiorno, ha risposto con una battuta "spiritosa": "Certo, qualcuna..." La giornalista ha insistito: "Pensa di incontrarne?" Lui ha risposto: "Parto domani." Non sarà una cosa facile per le donne afgane fare riconoscere i propri diritti. "Noi speriamo che le cose cambino - aggiunge Saraya - Ma siamo pronte a batterci e per questo chiediamo l'appoggio della comunità internazionale. Con le autorità finora non abbiamo avuto contatti, ma Burhanuddin Rabbini ( l'ex presidente le cui milizie hanno preso il controllo di Kabul) ha detto di voler rispettare i diritti delle donne."
Quasi tutte, peraltro, sono ancora coperte dal burqua: "Ho paura a toglierlo - dice Shukria, 40 anni - forse sono vigliacca ma aspetto che le altre donne lo tolgano prima di me." Molte sono seriamente traumatizzate dal regime talebano e ancora più profondamente dalla tradizione. Ma il coraggio impaziente delle adolescenti fa sperare in un futuro di rispetto e considerazione. Tropaki ha 18 anni: "Li odio, i talebani. Il mio fidanzato vendeva cassette di musica afgana. Lo hanno picchiato, gli hanno fatto molto male. Li avrei voluti uccidere." Nabyla ha 16 anni: "Ero in un negozio e ho sollevato il burqua per vedere cosa compravo. Un talebano mi ha vista e mi ha colpita con il Kalashnikov. Gli ho urlato che era un animale. Gridavo così forte che ha dovuto allontanarsi." Ma risolto il problema talebani rimane quello culturale. Ne sa qualcosa Faranaz Nazir, che da anni lotta per i diritti delle donne nel nord del paese, dove i Talebani non sono riusciti a imporre il loro dominio. Faranaz ha riunito la prima organizzazione di donne in Afghanistan e ha organizzato una resistenza rifiutando di indossare il burqua, anche dopo essere stata seriamente minacciata. "E' un inizio - dice Roya, 43 anni- Ma è tempo che i nostri uomini posino le armi e che ce le passino a noi. Sono venuta per chiedere un'educazione per mia figlia. Ero una maestra, sono una donna colta, ma mia figlia non è mai andata a scuola. Sono felice grazie all'Alleanza del Nord adesso forse potremo ottenere i nostri diritti."
Come Roya, Saraya Parlika non ha intenzione di abbandonare la lotta: "Oggi hanno detto che non potevamo continuare la manifestazione per ragioni di sicurezza. Benissimo, ci rincontreremo qui la prossima settimana." Ora aspettiamo che brucino il burqua.