Testata: LA STAMPA
Data: 10 luglio 2004
Autore: Angelo Guglielmi

Stregonesco e divertente è il mondo di Ortensia

Stregonesco è un piccolo divertente romanzo. L'autrice è Ortensia Visconti una ragazza che la sa lunga e non si lascia ingannare. Essendo al primo romanzo (ma ne ha scritto altri quattro che ha buttato) ci aspetteremmo di vederla in soggezione di fronte ai misteri della scrittura o, al contrario, irresponsabilmente spavalda.
Niente di tutto questo: non è né piegata d'ossequio né stupidamente scostumata. Sa che per essere irriverenti bisogna essere seri. E costruisce un testo con buona sapienza certo non rinunciando a nessuno dei cascami della letteratura bassa (dal giallo, all'erotico, al nero, al poliziesco) ma sapendo mischiarli in dosi indovinate e legarli con un filo di efficace ironia tanto da proporre un intreccio convincente di sicura godibilità.
In più ha l'accortezza di inserire i materiali della finzione (di inscenarli) dentro un contesto realistico e cioè in un piccolo paese della Lomellina e soprattutto nella campagna che vi è intorno dove la ragazza Visconti ha una casa o comunque un podere o più poderi già degli avi e ora suoi (che tuttora frequenta). Ciò che le consente di aggiungere al corso ribaldo del flusso narrativo una sapida descrizione delle vaste e profonde terre (tra Piemonte e Lombardia), divise tra bosco e coltivazioni a riso, di cui avevamo smarrito il ricordo (l'ultima immagine di risaie che conserviamo è quella di Riso amaro dell'indimenticabile Mangano) e soprattutto una feroce e pur amichevole satira dei costumi che pur lì sopravvivono, forse innocui ma dalla faccia truce, tra riti satanici e atteggiamenti devoti, avidità e desolazione, speranze proibite e malattie, gola e voglia d'amore, televisione e assassinio.
La lingua è quella d'uso pur manovrata con proprietà che l'autrice ha la furbizia di disseminare con parole e più ampie espressioni nel dialetto del luogo e non si preoccupa che non si capiscano.
Per dare un'idea più diretta del romanzo mi piace ricordare due brani (episodi) particolarmente saporiti.
Il primo è una seduta di magia nera cui partecipano quattro donne ognuna delle quali ha qualcosa da chiedere al diavolo disposto a ascoltare purché ci si rivolga a lui con richiesta scritta. Tra i tanti biglietti accumulati c'è n'è uno che volteggia leggero nell'aere dove è scritto: "Ti chiedo una vita glamour".
Nel secondo una donna ubriaca di sesso per un ragazzo superdotato quando questi per una overdose cade in coma non si rassegna: si reca in ospedale (dove il ragazzo giace come morto) e aiutandosi con un intruglio magico (preparato con urina di bue, melanzane tritate e altro) lo massaggia vigorosamente e gli restituisce la virilità. Il guaio è che l'eccitazione sopravvive alla visita e per tutti i giorni seguenti fino al ritorno in vita il ragazzo rimane, tra lo stupore di medici e infermieri, vistosamente eretto.
Dunque c'è motivo di leggerlo (il romanzo) senza annoiarsi. Certo bisogna prenderlo per quel che è: nello scriverlo l'autrice non mostra altra ambizione che divertirsi (le altre le tiene nascoste) e divertire il lettore. Mi pare che ci sia riuscita.