Testata: NUOVI ARGOMENTI
Trimestrale diretto da Furio Colombo, Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Enzo Siciliano
Data: IV serie - n. 12 - Luglio-Dicembre 1997
Autore: Ortensia Visconti

La guerra moderna dall'Hotel Bosnia, Kenya

“Guardate come si diventa uomini,
guardate come è semplice.
Non sentono neanche il dolore,
non ci sono vigliacchi tra di noi.
Guardate scomparire l’infanzia,
guardate nascere dei nuovi guerrieri.”
Canto rituale di circoncisione della tribù Samburu, Kenya.

Qui nella regione Samburu normalmente non succede quasi niente. Una notte un leone è entrato nel villaggio, ha ucciso molte mucche, poi è fuggito nella foresta. L'indomani abbiamo seguito le sue tracce e lo abbiamo ritrovato. Ci ha attaccato ed ha ferito due guerrieri, ma nessuno è rimasto ucciso. Siamo finalmente riusciti a circondarlo. Abbiamo trafitto il leone di venti lance. Ma è un caso eccezionale: normalmente nella regione Samburu non succede mai niente.

Oggi il piccolo villaggio Samburu, perso nella savana, brulica di preparativi. Alcuni guerrieri sgozzano una capra, poi ne approfittano per bere il suo sangue ancora caldo. Una donna rade la testa di un giovane: gli lascia solo un circolo di capelli sulla cima del cranio. Lo strofina poi con una polvere rossa. Sotto il prossimo...
Dei ragazzi si aiutano l'un l'altro ad attaccarsi un uccello morto dietro la nuca: con le ali aperte fa un bell'effetto. Una parure per la serata. Quattro bambini guardano e commentano i preparativi. Si tengono in disparte, non è ancora il giorno della loro cerimonia.

Dopo la nascita resti un bambino fino alla circoncisione. In seguito sei un guerriero. Infine diventi un anziano. La circoncisione è molto importante per noi: è la fine dell'infanzia. Solo quando sei circonciso hai un ruolo nella comunità. Non si può fotografare. Mi domando quello che la gente penserà di noi, quando vedranno le immagini, al cinema. Non voglio che questi bianchi rubino le immagini della circoncisione. Non hanno che da guardare con i loro occhi, come fanno tutti.

"La disciplina dell'esercito del Kenya ha incoraggiato l'ONU a domandare al nostro governo di fornirgli dei soldati. Proteggeremo i paesi in guerra e risolveremo i problemi dell'ONU. Sapete tutti quello che è successo in Yugoslavia. Non andate laggiù per battervi. Andate a riportare la pace in quella parte del mondo. Non ci andate per difendere gli uni o gli altri, ma per rappresentare il Kenya in quel paese. Tengo a ringraziare il nostro esercito per il buon lavoro che fornisce e che dà al Kenya una buona reputazione." Discorso del presidente Moi all'esercito del Kenya prima della partenza dei suoi soldati per la Bosnia.

Mi chiamo Gabriel Lekimain, vengo da Lezirikan nella regione Samburu. Sono un guerriero Samburu. Sono soldato nell'armata del Kenya. Per il mio lavoro sono stato mandato in Bosnia. La Bosnia è un paese dove le persone combattono. Non sono andato laggiù per il piacere, ma per cercare di separarli. Non sapevamo che esisteva un paese che si chiama Bosnia, abbiamo scoperto la Bosnia quando ci siamo arrivati. Non avevo mai visto dei bianchi. In quel paese ho visto delle cose che non avevo mai visto prima. Ci spiegavano come separare quelle persone che combattevano. I Serbi combattono contro i Croati. I Serbi sono bianchi, ma credo dei bianchi puri. Una tribù di bianchi differenti, credo. Non capiscono gli altri e nessuno li capisce. Ci hanno detto di parlargli gentilmente, anche quando le cose andavano storte ci hanno detto di continuare a parlargli gentilmente. Ecco quello che ho imparato in quel paese.

Oggi sembra che passino il tempo a scambiarsi gentilezze. Sono solo i preparativi per la cerimonia. Una ragazza passa in rassegna i buchi delle orecchie dei suoi compagni.. Grandi come un pollice a prima vista: "Chi gli ha bucato le orecchie? E' fatto molto male." Ci passa dentro la fettuccia che gli assicurerà quel bell'uccello morto dietro la nuca. Lei è molto seria, si concentra nel suo lavoro: "Voi uomini vi lamentate ma non fate mai niente!".

Sono stato soldato in Bosnia durante un anno. Ho visto le persone farsi uccidere come delle cavallette. Se i miei conti sono esatti eravamo cinque Samburu ad andare in Bosnia. Eravamo gli arbitri nel mezzo di tre gruppi. C'erano quelli che chiamavano Croati, quelli che chiamavano Serbi, e i Musulmani. Ci era impossibile distinguerli. Si battono tra loro ma se sentite parlare dei Serbi o dei Croati, sono esattamente le stesse persone. Come i Musulmani. Si fanno chiamare Musulmani, ma non sono Musulmani, sono bianchi. Un uragano che infuriava lontano. Il rumore delle bombe che si sentiva attorno a noi. Quella gente si scambiava bombe. A volte cadevano su di noi. Perché le bombe non sanno se sei civile o dei Caschi Blu. Quando sentivamo le bombe ci nascondevamo nei nostri rifugi fino alla fine dei bombardamenti. Riuscivamo solo quando era di nuovo calmo. Siamo riusciti a sopravvivere in questo modo: facevamo avanti e indietro tra i nostri rifugi e l'esterno. E' così che siamo riusciti a arrestare questa guerra.

Un bambinetto nudo esce dalla capanna da dietro le spalle di Gabriel, lui lo guarda severo: "Torna dentro e vai a mangiare".

La guerra non è la stessa qui. Quando sei un soldato hai un fucile, dei proiettili e altre armi. Mentre noi, i Samburu, abbiamo la nostra lancia e il nostro pugnale. Possiamo solo uccidere dei nemici vicini, mentre un soldato fa la guerra a distanza. Così non puoi avere pietà, ma puoi uccidere degli innocenti. Prima di andare in Europa non sapevo cosa fosse la guerra moderna. Noi non potremmo mai uccidere delle donne e dei bambini. Ho provato una grande amarezza nel vedere uccidere delle intere famiglie. Credo che a quella gente non importava niente se le loro bombe sarebbero cadute su delle donne o dei bambini.

Un gruppo di guerrieri è già pronto per la cerimonia. Hanno i volti dipinti di colori vivaci, metri di collane intorno al collo e le lance, tenute strette in mano. Cominciano a saltare tutti insieme a piedi uniti. E cantano:
"Noi siamo gli uomini che non hanno ancora delle greggi
Vogliamo proteggere le donne, i bambini e gli anziani
Le donne, i bambini muoiono perché non c'è più latte
Noi proteggeremo la nostra comunità"

Nessuno ci aveva detto perché combattevamo. E per dire la verità non lo ho mai capito veramente. Ma credo che avessero una ragione per odiarsi: c'è sempre una ragione per odiarsi. Io non ho capito quale. Quelle persone vivono insieme da sempre. Devono aver avuto problemi tra i villaggi. Si battevano per sapere chi era il più forte. Era una guerra tra vicini: la peggiore, dei fratelli che si uccidono tra di loro.

I ragazzi che saranno circoncisi si avvicinano al gruppo. Devono essere benedetti:
"Noi ti domandiamo la pace, Ngai. Dài loro l'energia del corpo, l’energia dello spirito, dài loro il coraggio, dài loro dei bambini, proteggili dai nemici. Prendili sotto le tue braccia. Andate a cercare la benedizione, figlioli. Che Ngai vi guidi fin dal principio, che Ngai vi segua da davanti e protegga le vostre spalle: quando siete in automobile, quando camminate, figlioli, prego per la vostra partenza e per il vostro ritorno. Che Ngai vi dia le mucche e la fortuna. Cantiamo per i nostri figlioli che saranno circoncisi".

Mi capitava di pensare alla mia famiglia, soprattutto quando vedevo la gente morire. Come chiunque altro nella stessa situazione. Ma non voglio dire che ho veramente avuto paura e d'altronde non capisco perché mi poniate questa domanda.

Gabriel sembra ripetere all'infinito lo stesso gesto per scacciare le mosche. Poi prende una busta con delle fotografie della Bosnia e me le mostra una ad una. Non sembra lui con l'uniforme mimetica mentre gioca a pallate di neve con gli altri soldati.

Non c'è sole in quel paese. Il sole dei bianchi è la neve. Quando la neve scompare appare la pioggia, quando la pioggia smette di cadere ritorna la neve. I bianchi sono come noi. Ma non avevano mai visto dei neri, prima. Eravamo i primi ad andare laggiù. Non capisco bene la lingua dei bianchi, ma riuscivo a capire anche se non rispondevo con le parole. Riuscivamo a capirci con le mani.

Abbiamo camminato fino all'Hotel Bosnia. E' una piccola caffetteria con solo una porta. La hanno costruita dopo essere tornati dalla guerra.

In Europa, prima che le bombe distruggessero tutto doveva veramente essere molto bello perché c'erano degli edifici costruiti ovunque. Ma la guerra ha distrutto tutti i loro edifici. Sapete, voi bianchi siete molto più sviluppati di noi. Facciamo di tutto per raggiungere il vostro livello di vita. Ma il più importante sono le nostre greggi: è il nostro modo di vita. Bisogna che vi dica una cosa: come guerriero Samburu, anche se dopo la Bosnia sono più ricco, niente potrebbe farmi cambiare il mio modo di vivere. Non possiamo perdere le nostre tradizioni, ci crediamo troppo. Vivrò sempre qui. Indosso la coperta, i nostri ornamenti. Non posso perdere le mie tradizioni.