Testata: L'Indipendente
Data: 02-09-2004

Autore: Ortensia Visconti

Diario da Kabul 7
L'oppio afgano invade il mercato.

"Il traffico e la produzione di eroina aiutano il terrorismo", ha affermato il presidente provvisorio Hamid Karzai. "E questo potrebbe distruggere l'Afghanistan." Qualcuno ha già definito il paese un "narco-stato" dove i signori della droga hanno più potere del governo. La Banca Mondiale ha calcolato che più della metà dell'economia in Afghanistan proviene dai profitti del narcotraffico. I guadagni degli agricoltori, sommati a quelli del trafficanti locali hanno raggiunto 2.23 bilioni di dollari lo scorso anno, contro l'1.3 del 2002. Questo significa che un coltivatore di oppio può guadagnare dieci volte di più che un soldato o un polizziotto, il cui lavoro è anche quello di impedire la crescita dei papaveri.
Ma cosa fa il presidente Karzai per risolvere il problema? La paura di molti è che sia riluttante ad affrontarlo seriamente, almeno non prima delle elezioni di Settembre. Dopo la sua condanna verbale infatti, il presidente ha anche detto che era a "causa della povertà" che i contadini continuavano a coltivarlo. E questo secondo molti è incorretto: l'oppio è coltivato per l'alto profitto.
Ma Karzai non è il solo ha prendere sottogamba il problema. Quando si parla della droga in Afghanistan, l'atteggiamento generale delle persone informate come di quelle incaricate di risolverlo è quello di una rassegnata alzata di spalle oppure di un fiume di ottimiste bugie. Infatti la coltivazione d'oppio nel paese non è mai stato il primo interesse neanche degli americani e dei suoi alleati.
Nel dicembre 2001, quando le truppe di coalizione setacciavano il paese in cerca di talebani e di componenti di Al-Quaeda, nella provincia di Kandahar fu arrestato un certo Haji Juma Khan. Un "semplice narcotrafficante" proveniente dalle aree tribali del deserto del Baluchistan, vicino al Pakistan. L'uomo fu rilasciato. "Al tempo gli americani erano interessati solo alla cattura di Bin Laden e del Mullah Omar", dice un esperto di antiterrorismo a Kabul.
Haji Juma Khan è oggi a capo di un'impresa di traffico d'eroina che è la fonte principale dei finanziamenti per Al Quaeda e i Talebani. Secondo un membro dell'antinarcotici a Kabul, dopo essere stato rilasciato dall'intelligence statunitense, il trafficante ha raggiunto il Pakistan e messo in piedi una rete finalizzata allo smercio di eroina in Asia e in Europa. Le navi, che partivano da Karachi con la droga, tornavano cariche di armi ed esplosivi.
L'ambiguità sul modo di affrontare il problema è già evidente da i non provvedimenti presi dalle truppe davanti alle piantagioni. "Le nostre truppe in Afghanistan sono composte di 17000 uomini", confessa un comandante americano che preferisce restare anonimo "Anche volendo, non ci potremmo occupare dello sradicamento delle piantagioni senza trascurare la caccia ad Al Quaeda. E' successo che davanti al passaggio di convogli sospetti gli ordini siano stati quelli di ignorarli." Le ragioni sono diverse. Nella caccia ai Talebani e agli uomini della organizzazione di Osama Bin Laden, i militari si avvalgono dell'appoggio strategico di comandanti locali, che spesso controllano le coltivazioni. Il ruolo di Al-Quaeda nella catena di produzione della droga invece è più fruttuoso: i terroristi ricevono una parte delle vendite del prodotto in cambio della loro protezione ai laboratori e ai convogli.
Ormai la situazione è grave a tal punto che, pur realizzando l'impossibilità di scindere il problema droga-terrorismo, le autorità non nutrono grandi speranze per risolverlo. "Non c'è soluzione rapida", dice Rosalind Marsden, ambasciatrice britannica in Afghanistan. L'Inghilterra si sta occupando di coordinare gli sforzi internazionali e ha già stanziato settanta milioni di sterline per ostacolare il mercato della droga. Un programma in cui gli agricoltori sono pagati per distruggere i loro campi di oppio è stato fortemente criticato come un modo di perdere denaro. La speranza risiede in un'unità di polizia specializzata nell'anti-narcotica, che gli inglesi stanno allenando e che ha compito la sua prima missione il mese scorso distruggendo un laboratorio nel nord dell'Afghanistan. Sono stati assistiti da un intervento aereo degli Stati Uniti. Le Nazioni Unite ora sperano che azioni come questa si ripetano da parte di eserciti stranieri.
Ma l'ironia è che molti esperti presenti alla conferenza internazionale tenutasi a Kabul per affrontare il problema, erano riluttanti ad ammettere che le sole persone che hanno avuto successo nel combattere la droga sono stati i talebani, appena prima della loro caduta, due anni fa. Le centoottantacinque tonnellate di oppio prodotte nel 2002 -contro le tremilaseicento del 2003- venivano soprattutto dalla piccola area nel nord del paese sotto il controllo dell'Alleanza del Nord.

BOX: Cifre da Sballo

Secondo l'antidroga, il solo modo per impedire ad Al quaeda di ricavare finanziamenti dal mercato della droga è distruggendo le coltivazioni di oppio. Quest'anno si prevede che la produzione in Afghanistran raggiungerà le 3600 tonnellate, la più grande dal 1999, abbastanza per 36 bilioni di dollari di dosi di eroina.
Ma finalmente gli Stati Uniti cominciano a interessarsi al problema. L'ambasciatore in Afghanistan, Zalmay Khalilzad, insieme a Harold Wankel, della Drug Enforcement Administration stanno istituendo un programma finalizzato a chiudere i laboratori, sdradicare i campi e persuadere i coltivatori a colture alternative. E  Miwa Kato, dell'ufficio Droga e Crimine delle Nazioni Unite a Kabul, afferma che: "Il problema dell'oppio ha la capacità di disfare tutto quello che è stato fatto per aiutare l'Afghanistan fino ad oggi." Come quella di neutralizzare gli sforzi per sconfiggere il terrorismo.