Testata: Il Messaggero
Data: 27-11-2001

Autore: Ortensia Visconti

Primo Piano - Afghanistan
L'inchiesta: L'attacco mortale al "Leone", nuove Rivelazioni.
"Volevano assassinare anche Rabbini"

Kabul- Il 9 settembre Massud, ministro della difesa dell'Alleanza dle Nord, viene ucciso nella propria casa da due kamikaze, a Hodja- Bajahaudin. La telecamera con cui i finti giornalisti dovevano ripredere la sua intervista, era piena di esplosivo.
Il paese era in lutto. Ancora oggi, nel nord dell'Afghanistan, la sua fotografia è incollata sui finestrini delle jeep, sul retro dei camion, sulle pareti degli uffici. Per ricordarlo, delle bandiere nere sventolano ininterrottamente e il comandante che mi mostra la stanza annerita di fumo in cui è esplosa la bomba scuote la testa con tristezza: "Era un uomo straordinario. La gente lo amava. Suo figlio, che ha 13 anni, gli somiglia in modo impressionante. Aspettiamo che cresca, magari diventerà il nostro nuovo capo."
Massud era il leader indiscusso dell'Alleanza del Nord. Carismatico, ex- mujaheddin, già ministro della difesa del governo pre-talebano, il "leone del Panjshir" era senza dubbio un personaggio ingombrante per i suoi nemici.
Ma secondo Abdurrab Rasul Sayyaf, vicepresidente del "Consiglio dei capi" e leader del partito islamico, il progetto dei kamikaze era in origine molto più ambizioso: "Conoscevamo quegli uomini. Il 28 agosto scorso si erano presentati al "Consiglio dei capi", nel Panjshir. Dicevano che volevano scattare delle fotografie. Per tre volte gli è stato risposto che eravamo troppo occupati per riceverli. C'erano 24 membri del consiglio in quella sala. In seguito sono venuti a intervistarmi. Mi sono insospettito perché ho avuto l'impressione che la loro stessa intervista non gli interessasse. Mi sembravano distratti."
Pochi giorni dopo, i due uomini fanno una richiesta per un'altra fotografia. Vogliono Massud, il presidente Rabbini e Sayyaf insieme. Per mostrare l'unità dell'opposizione, dicono. Ma i tre leadder non hanno in programma di incontrarsi e la richiesta viene respinta.
Poi il 9 settembre. I finti giornalisti arrivano nel quartier generale di Hodja-Bajahaudin, con la telecamera chiusa in una borsa marrone. Mezz'ora dopo Massud morto. Assim Suhai e Massud Khalili, ambasciatore afgano in India, sono gravemente ustionati. La parte superiore del corpo di uno dei terroristi è esplosa insieme alla bomba e il sangue macchia i muri della stanza. "Per due volte ho detto a Massud di fare attenzione - dice Sayyaf - Purtroppo non mi ha ascoltato."
Anche Wahid Ullah Sabawoom, ministro delle finanze e amico del presidente Rabbini, aveva sentito parlare di quegli uomini. Oggi conosce i loro nomi e i dettagli dei loro ultimi giorni in Afghanistan: "Si chiamavano Mohammed Karim e Mohammed Kassem. Dichiaravano cittadinanza belga e origini marocchine, ma erano nomi falsi e Karim era tunisino. Per incontrare Massud hanno detto che stavano girando un documentario sul passato, presente e futuro dell'Afghanistan per un'agenzia di Londra. Azamon, mi pare. L'agenzia esiste ma ha negato di conoscerli." Karim e Kassen sono atterrati a Islamabad con un visto multiplo per il Pakistan. Hanno attraversato la frontiera e sono rimasti venti giorni a Kabul. Dopo aver lasciato il territorio talebano si sono diretti a nord, dichiarando di provenire da Kandahar. "La cosa strana -dice Sabawoon- è che sono macchine fotografiche e telecamere: cose vietate in territorio talebano. Ed erano perfettamente rasati, con i capelli corti: i Talebani non lo permettono. Evidentemente li hanno aiutati a entrare."
Il ministro delle finanze non esclude che il Pakistan fosse implicato nel progetto di attentato: "E' un paese che ci crea molti problemi, ufficialmente schierato con la coalizione anti-terrorismo, ma i suoi servizi segreti lavorano con i Talebani. E' così sin dall'inizio. Lo dimostra il fatto che le loro frontiere sono state chiuse ai profughi e aperte ai "guerrieri volontari". Gli uomini che hanno ucciso Massud hanno seguito lo stesso percorso".
Quando gli chiedo cosa sarebbe successo se il piano originale dei due terroristi non fosse fallito, Sabawoon con un gesto interrompe il traduttore. Poi risponde in inglese, parlando lentamente: "Evidentemente era un piano coordinato con l'attentato dell'11 settembre. Volevano eliminare i nostri leader e poi attaccare gli Stati Uniti. Sapevano che ci sarebbe stata una ripercussione violenta dea parte degli americani. Senza un comando, l'opposizione si sarebbe disgregata e i talebani avrebbero potuto agire su tutto il territorio afgano. In quel caso, le bombe non avrebbero risolto il problema."