Testata: Il Messaggero
Data: 02-12-2001

Autore: Ortensia Visconti

Primo Piano - Afghanistan
Ora bisogna riscrivere i libri di scuola.
I ministeri della capitale sono edifici fantasma. I Talebani hanno distrutto tutto.

Kabul- Sette uomini infreddoliti si parlano tendendo le mani verso una stufa elettrica non più grande di un barboncino. Indossano il "Parahan- tumban", costume nazionale già imposto dai Talebani; qualcuno ha il turbante, qualcun altro il fez, un paio di loro sono ammantati dal "patu", la coperta marrone che è il cappotto tradizionale afgano. Sopra le loro teste un cartello dice: "E' obbligatorio venire in ufficio con giacca e pantaloni".
Siamo al ministero del turismo e dell'Aviazione. Mohammed Shafi, l'incaricato del ministero, si priva del calore della stufa per avvicinarla ai nostri piedi. "Freddo? E' meglio di quando non c'era l'elettricità", dice sorridendo.
Il capo dei servizi segreti, Abdullah Jan Tawhidi, in ufficio riceve indossando un piumino. Sulla sua grande scrivania di legno c'è un telefono: il cavo è disconnesso e ondeggia nell'aria senza neanche toccare terra.
Kabul è una città distrutta. Le strade costeggiano cumuli di macerie, colonne di mattoni che finiscono in cielo, mura traforate da armi di ogni calibro. Il governo temporaneo dell'Alleanza del Nord si è installato in uffici che hanno teli di plastica al posto delle finestre, senza riscaldamento, computer, personale. "I Talebani partendo hanno distrutto tutti gli uffici -dice Ilyas Zarah, ministro dell'educazione- e prima di partire hanno cambiato il sistema amministrativo. Non c'era un primo ministro, nel loro regime. Per ora non abbiamo una struttura per un consiglio dei ministri. I ministeri sono temporaneamente occupati da persone dell'Alleanza del Nord e ci incontriamo ogni settimana per organizzarci, ma tutto è molto precario. Non vogliamo ripetere gli errori del passato, aspettiamo che la gente elegga un governo. Forse così sarà più forte e non collasserà troppo facilmente."
Kabul è amministrata da un governo fantasma. Prima del regime talebano al ministero del turismo lavoravano 1500 persone. Tolte le donne e licenziati gli impiegati anti-talebani, negli ultimi 5 anni erano rimasti in 700. Anche troppi, forse, se si cordiera che durante la loro permanenza i talebani hanno concesso a 10 turisti di visitare il paese.
L'aviazione ha due aerei passeggeri rimasti, di cui uno rotto. Sotto la pista di atterraggio dell'aeroporto è stato recentemente ritrovato un missile americano inesploso. "Per neutralizzarlo abbiamo dovuto scavare tutt'intorno, e ancora non ci siamo riusciti", dice Hagi Haron, incaricato dell'aeroporto di Kabul.
Il ministero dell'educazione impiegava 5000 persone. Oggi sono 1000 e si trovano davanti a scuole da ricostruire, insegnati a cui il burqua ha fatto dimenticare cosa insegnavano, libri da riscrivere. "Non useremo i libri talebani, non è possibile -dice Iljas Zarah- ma Massud ci aveva pensato, stiamo lavorando su nuovi libri da più di un anno."
Il "Kabul Times", giornale della capitale, l'ultima volta è stato stampato due settimane fa. L'incaricato dell'Alleanza del Nord, Pajamheh Mujahed, ci lavora da dieci giorni e ha recuperato 4 giornalisti e un fotografo. Gli uffici degli altri due giornali afgani, l'"Anis" e l'"Hewad", sono deserti tranne che per un giovane grafico che commenta: "I giornalisti dovevano comunque scrivere quello che volevano i Talebani. I primi non avevano un Kalashnikov e gli altri sì. Da quando so leggere non c'è mai stato un giornale indipendente, in Afghanistan."
Tutta questa gente non è pagata da 4 mesi. Ogni giorno va in ufficio perché spera nel futuro. Alcuni si sono organizzati per una presenza part-time (per mezza giornata lavorano al mercato), altri vivono dei risparmi che possedevano, altri ancora non hanno da mangiare.
Ma dopo 23 anni di guerra la voglia di ricostruire è grande. "Ricominciamo da zero", afferma il ministro Zarah. E la facilità ad adattarsi ancora più grande. "Se i turisti venivano a vedere le statue dei Buddah -dice Shafi- forse adesso verranno per vederne le macerie."