Testata: Il Messaggero
Data: 01-12-2001

Autore: Ortensia Visconti

Primo Piano - Afghanistan
Assedio ai Talebani. I mujaheddin: "Trattiamo ma gli arabi non cederanno".

Kabul- I burqua blu che coprono le donne sono bianchi di polvere, i bambini stanchi e spaventati, dopo i due giorni di viaggio nel piccolo autobus che è appena arrivato da Kandahar. "Non posso descrivere come sono forti i bombardamenti" dice Zalnai, un ragazzino di 17 anni che ha un negozio di sandali a Kandahar. "Alle cinque staccano l'elettricità e la città diventa buia. Poi cominciano a cadere le bombe, le finestre si rompono, i palazzi tremano forte e pensi che crollino. Ho lasciato il negozio e sono scappato. Quelli che potevano se ne sono già andati, i poveri restano."
Da Kandahar la gente fugge, mentre la radio talebana trasmette messaggi di propaganda contro gli Stati Uniti. Molti negozi sono chiusi e per le strade i talebani non si fanno quasi più vedere: "Sono rimasti in pochi. I cittadini vogliono che se ne vadano perché cessino i bombardamenti", dice Sultan Mohammed, conducente di autobus. "Si nascondono sulle montagne e alcuni, durante gli attacchi aerei, nelle case della gente. Ma gli americani spesso sbagliano obbiettivo. Due giorni fa hanno bombardato il villaggio di Sinzrai: ci sono stati 29 morti. Hanno attaccato anche gli autobus civili che andavano verso il Pakistan, non so quante persone siano rimaste uccise."
Intorno all'aereoporto della città, Hagi Gulaha, un sostenitore di Zahir Shah, e Hamed Garzai, un altro signore della guerra locale, continuano a combattere. "Sono indipendenti, ma in buoni rapporti con l'alleanza del Nord", dice Sabawoon, ministro delle finanze dell'alleanza e membro del consiglio dei Leader. Secondo il ministro, la resistenza è inevitabile perché molti talebani sono originari di quelle zone. Ma dieci giorni fa il governo provvisorio ha ricevuto delle cassette registrate a Kandahar: "I Talebani ci chiedevano di mandare alcuni nostri comandanti pashtun, per iniziare una negoziazione. In seguito hanno inviato una delegazione. Oggi la negoziazione è in corso, una ventina dei nostri sono nel sud, nelle aree di Helmand, Kandahar, Oruzgan e Spin-Boldak." Ma durante l'ultimo negoziazione i Talebani hanno aperto il fuoco sulla delegazione inviata dal governo temporaneo: "Speriamo veramente che si arrendano -dice Sabawoon- Ma se gli afgani lo faranno non sarà lo stesso per gli stranieri. In quel caso saremo costretti ad inviare le nostre truppe, con i comandanti pashtun in prima linea in modo che i civili non si sentano minacciati da militari che non sono della zona."
Il generale dell'Alleanza del Nord, Hagi Halmas, conferma la probabilità di una resistenza talebana: "Stranieri o no, sono uomini di Osama Bin Laden. Ha lavorato su di loro per 23 anni, ha nutrito e sistemato le loro famiglie, strutturato la loro ideologia. Non lo abbandoneranno prima di morire." Ma secondo il generale l'origine del problema è ancora una volta il Pakistan: "La maggioranza degli uomini di Bin Laden è sulle White Mountains, che confinano con il Pakistan. Da lì continuano a ricevere supporto logistico e alle brutte pensano di ritirarsi oltre il confine." Il generale Halmas è convinto che il solo modo di catturare il leader di Al Quaeda sia facendo pressione sul governo pakistano perché smetta di appoggiarlo: "In Pakistan Osama Bin Laden è considerato un eroe, la gente tiene la sua fotografia appesa al muro. Lui stesso, spesso passa il confine. AL tempo dei bombardamenti su Kabul Bin Laden ha sistemato lì la sua famiglia."
Tutto fa pensare ch presto le trupp dell'Alleanza del Nord avanzeranno verso Kandahar, attraversando le provincia di Bamyan e Oruzgan. "Noi, se riceviamo l'ordine dal ministero della difesa, siamo pronti ad attaccare", dice il generale Halmas. E il ministro Sabawoon prevede la disfatta ddel nemico tra sole due settimane: "Credo che per la fine del Ramadan non avranno più forze per resistere."