Testata: La Repubblica
Data: 01-11-2004

Autore: Ortensia Visconti

Il sequestro dei tre volontari delle Nazioni Unite segnala un'allarmante inversione di tendenza
Afghanistan, Taliban all'attacco l'Onu nel mirino dei terroristi

l'allarme Richiesto il ritiro delle truppe inglesi, kosovare (che non ci sono) e anche delle Nazioni Unite Agguato in pieno giorno per prelevare i tre volontari, le Ong adottano un coprifuoco per il personale occidentale

KABUL - La scena ricorda i video degli ostaggi presi in Iraq. I tre aid workers delle Nazioni Unite appaiono seduti a terra e spaventati nelle immagini trasmesse dalla televisione araba Al Jazeera. Annetta Flanigan, Shqipe Habibi e Angelito Nayan negli ultimi mesi hanno lavorato per rendere possibili le prime elezioni democratiche della storia dell'Afghanistan. Il clima non era quello iracheno. Al contrario, la relativa calma del periodo elettorale e l'assenza di attacchi da parte dei Taliban avevano sorpreso tutti, compresi gli oltre 2000 occidentali che oggi lavorano a Kabul. Nell'ultimo anno più di 1000 persone sono state uccise nella campagna di violenza contro il governo provvisorio di Hamid Karzai, ritenuto dai Taliban un pupazzo nelle mani degli americani. Gli attacchi avvenivano attraverso bombe telecomandate piazzate ai lati delle strade, granate, attentati alle forze di coalizione nel sud e nell'est del paese. Ma sembra che i militanti abbiano cambiato tattiche. Giovedì scorso sette uomini vestiti in uniformi militari e armati di kalashnikov hanno bloccato la macchina delle Nazioni Unite in pieno giorno, in una zona a nord di Kabul, non lontana dagli uffici dell'organizzazione. I testimoni dicono di aver visto i rapitori malmenare l'autista afgano e spingere a forza i tre stranieri dentro un pickup con i vetri oscurati. Dopo il sequestro le Ong e le ambasciate con sede a Kabul hanno adottato il coprifuoco e in alcuni casi il confinamento dello staff negli uffici e nei compound residenziali. "E' ancora presto per capire quanto sia seria la questione" dice Nick Downie dell'Anso, un gruppo che coordina la sicurezza delle Ong. "Dobbiamo aspettarci il peggio e comportarci di conseguenza". Solo otto giorni fa, un attacco suicida in Chicken Street, il centro di Kabul su cui gravitano gli stranieri, ha ucciso una giovane americana e una bambina afgana, ferendo tre militari dell'Isaf, le forze di sicurezza internazionali. "Faremo più attenzione", dice Daniel Bollinger, della commissione europea a Kabul, "ma queste aggressioni non dovranno in nessun modo costringerci ad abbandonare il paese". Il conteggio dei voti delle elezioni presidenziali del 9 ottobre era appena terminato e qualcuno pensa che questo rapimento possa aver ritardato l'annuncio ufficiale della nuova presidenza del paese previsto per il 30 ottobre, che dava Hamid Karzai vincitore. Subito dopo la messa in onda del video da parte di Al Jazeera, l'"Esercito dei musulmani" che rivendica il sequestro ha contattato telefonicamente varie agenzie stampa a Kabul, rivolgendosi ai paesi d'origine degli ostaggi che vengono dall'Irlanda del nord, dal Kosovo e dalle Filippine. Sembra che uno degli imperativi del gruppo sia che la Gran Bretagna e il Kosovo "ritirino le loro truppe immediatamente", anche se in Afghanistan non sono presenti truppe kosovare. Le varie richieste sono state fatte separatamente dal portavoce del gruppo, mullah Mohammed Ishaq, all'Agence France Presse e dal comandante, mullah Sayed Mohammed Akbar Aga, che ha contattato l'agenzia Reuters. Quest'ultimo avrebbe chiesto che anche l'Onu lasci il paese. Le Nazioni Unite hanno fatto un appello per il rilascio dei tre, affermando che tutti soffrono di una non specificata malattia e che necessitano cure mediche. "Chiediamo a coloro che li trattengono di non fargli del male", dice il portavoce delle Nazioni Unite Manoel de Silva e Almeida. "Hanno bisogno di cure mediche e la miglior risposta a una situazione del genere è il loro immediato rilascio". Shahmahmood Miakhel, viceministro degli Interni afgano, ha confermato che i 3 ostaggi sono nelle mani dell'Esercito dei musulmani. "Secondo le nostre indagini", dice Miakhel, "è sicuro al cento per cento che il rapimento sia stato messo in atto da una banda criminale, probabilmente ingaggiata dalla fazione dei Taliban". Miakhel conferma che Akbar Aga si è allontanato mesi fa dal mullah Omar, capo dei Taliban, perché in disaccordo sul modo di continuare la resistenza armata contro le elezioni presidenziali del 9 ottobre. Ma secondo il ministro, il suo gruppo è relativamente piccolo e mancherebbe della struttura logistica a Kabul per un sequestro: "Akbar Aga non ha una rete sufficiente nel paese. L'Esercito dei musulmani ha pagato dei criminali". Anja de Beer, dell'agenzia di coordinamento delle Ong, confessa che anche se sembra prematuro paragonare questo sequestro a quelli effettuati in Iraq, il timore di una sorta di imitazione da parte del gruppo Taliban c'è: "Non vogliamo giungere a conclusioni affrettate, né creare un'atmosfera di panico. Dobbiamo aspettare e fare molta attenzione".